La Costa, il cui antico nome era Agosta, nel Medioevo fu sede di un castello fortificato, e raggiunge la dignità di comune rurale.
Successivamente seguì le sorti del vicino e più importante castello di Uzzano, allorché, nella prima metà del XIV sec., questo entrò a far parte dei domini fiorentini.
Oggi non vi sopravvive più alcun resto delle fortificazioni medioevali, anche se degli scavi ne hanno trovato tracce, e come unica testimonianza dell’antica dell’insediamento
rimangono solo la chiesa parrocchiale, intitolata ai SS. Bartolomeo e Silvestro, il campanile adiacente, e la canonica.
Scipione Ammirato ricorda Costa come un piccolo, ma una volta ben fortificato castello, che si resse in Comune.
Nel suo recinto ebbe l’ospedale dedicato a S. Maria Maddalena e la chiesa in stile romanico, ricordata nel catalogo delle chiese lucchesi del 1260.
In effetti in quella data la chiesa è ricordata nel “Libellum extimi Lucanae Diocesis”,
ma sicuramente l’erezione dell’edificio sacro si deve far risalire al periodo tra il X e l’ XI Sec,
quando nella Valdinievole si consolidò definitivamente il potere del clero lucchese.
Sappiamo infatti che Matilde di Canossa, nella seconda metà del decimo secolo ed all’inizio del secolo successivo,
in segno di riconoscimento nei confronti di Pescia, e quindi della Valdinievole, che avevano ospitato il clero lucchese,
fedele al Papa Alessandro III, costruì in queste zone diverse chiese e monasteri, inoltre restaurò un gran numero di edifici sacri già esistenti.
Questo della Valdinievole, però era un territorio aspramente conteso tra le varie entità comunali toscane, ed in particolare tra le potenti Repubbliche
di Lucca e di Firenze, cosicché l’erezione di una chiesa non era masi disgiunta dalla contemporanea costruzione di un castello.
Questo che veniva a costituire un vero e proprio fortilizio a difesa delle popolazioni locali, oltre che un avamposto ed un baluardo a difesa della città.
Così deve essere avvenuto anche per Costa.
Questi castelli in molti casi si unirono tra di loro, specialmente se si trattava di località molto piccole come nel nostro caso,
lo Statuto Lucchese del 1308 ricorda come un solo Podestà fosse a capo dei Comuni di Uzzano e di Costa.
Il Comune di Costa rimase così sotto l’influenza della Repubblica Lucchese, ed anche se ufficialmente questo durò sino alla pace di Venezia
del 1339, in realtà già dal 1329 esso era entrato a far parte dei possessi del Comune di Firenze, che appunto in quell’anno lo aveva occupato.
Ciò nonostante, la chiesa dei SS. Bartolomeo e Silvestro continuò a far parte della Diocesi di Lucca, benché, come abbiamo visto,
ormai fosse in territorio fiorentino, ed è forse proprio questa la causa del notevole degrado di cui essa fu vittima in quegli anni.
Nel 1350, sappiamo dal Biagi, il Comune di Firenze dispose che fossero rifatte le mura del castello, e nel 1366 furono restaurate le bertesche delle porte.
La chiesa dei SS Bartolomeo e Silvestro, in tutto questo periodo, non era una parrocchia indipendente, ma una semplice cappella, ed anche nel 1383
(dai documenti relativi alla visita pastorale effettuata dal vescovo di Lucca), sappiamo che essa risulta nell’elenco delle cappelle dipendenti dal Pievano di Pescia.
Successivamente (1408), fu unita protempore alla chiesa di S.Matteo di Pietrabuona; unione che, però, non durò oltre il 1422.
D’altra parte l’atteggiamento prevalente del clero lucchese nei confronti di questa chiesa, fu di quasi totale disinteresse e di
abbandono a se stessa. Sempre dai documenti relativi ad una visita pastorale, questa volta del 1467, sappiamo che la chiesa di
Costa “ruinam minat, e la situazione giuridicamente anomala, fosse ormai insostenibile. Lo dimostra il fatto che nel 1493,
i capitani di parte guelfa e gli ufficiali del Comune di Costa, deliberano di inviare a Firenze degli ambasciatori per definire la posizione di questa chiesa,
che nel frattempo stava veramente minacciando di rovinare.
Tuttavia essa continuò a far parte della Diogesi di Lucca fino al 1519, quando passò alle dipendenze della Pieve di Pescia,
e, con la costituzione del capitolo della suddetta Pieve, vi fu inviato un cappellano che vi officiasse le messe festive.
Finalmente, alla fine del XVIII secolo, la chiesa dei SS Bartolomeo e Silvestro venne elevata al rango di parrocchia dal Vescovo di Pescia.
In quell’occasione fu ricostruita la canonica, restaurato il campanile, e rialzata la navata della chiesa stessa, che già da tempo erano
le uniche costruzioni rimaste dell’antico fortilizio originario; così pure nessun resto sopravviveva ormai a ricordare l’esistenza
dell’ospedaletto dedicato a S.Maria Maddalena.
Per quanto riguarda l’aspetto attuale della chiesa, che con il restauro settecentesco venne rialzata di circa due metri e mezzo,
la facciata presenta ancora l’elegante decorazione che ne sottolineava l’altezza originaria, mentre lateralmente,
nelle sopraelevature sono state inserite le finestre che danno luce All’interno.
L’edificio è costituito da una unica navata, con presbiterio,e, dietro l’altar maggiore, l’esedra per il clero ed il coro.
La sacrestia è dalla parte posteriore, assieme al campanile, che ormai è in stato di grave degrado.
All’interno la copertura della chiesa è a volta a botte nella navata, ed a cupola poligonale su archi nel presbiterio,
mentre il tetto poggia sulle volte della navata e del presbiterio.
Il pavimento della chiesa, in precarie condizioni, è realizzato in quadrelli di laterizio nella navata,
e con mattonelle di cemento nel presbiterio. La canonica, che invece è in condizioni migliori, è attualmente adibita ad uso abitativo privato.